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Un Nuovo Risveglio







Ormai erano giorni che mi svegliavo alle 6 e mi rigiravo nel letto, e il motivo era sempre lo stesso. 

Guardai l'orologio è il mio cuore iniziò a battere più velocemente, non vedevo l'ora che fossero le 8, perché quella era l'ora in cui sarebbe arrivato. 

Ormai erano passati circa 5 giorni da quando erano iniziati i lavori per sistemare il lavandino, cinque giorni da quando il destino, o per meglio dire, quei tubi rotti del lavandino mi avevano fatto conoscere quell'uomo che mi rendeva irrequieta, facendomi scoprire desideri a me sconosciuti fino a quel momento.  

Non avevo mai sentito un tale desiderio che fremeva ogni mattino, sperando solo che lui arrivasse per poter scambiare uno dei suoi meravigliosi sguardi. 

Ad un tratto sentì uno strano scricchiolio che veniva dal corridoio.

Tesi l’orecchio, captando ogni un rumore, e presto capì che erano dei passi quelli che sentivo e che si stavano avvicinando alla mia camera.

Non sapevo cosa fare, mi paralizzai, iniziai a tremare, avevo paura, chi mai poteva essere?

 Preparai il cellulare con il numero della polizia allontanandomi piano piano dal letto.

Nel momento in cui la porta si aprì, trattenni il fiato, mentre la figura di un uomo alto e muscoloso varcava la soglia. 

Erano le prime luci dell'alba e la luce anche se fioca riusciva a definire bene il suo corpo in penombra e sapevo bene a chi appartenesse quel corpo così scolpito.

Indossava un paio di pantaloni e una camicia semi aperta. 

Quasi non riusciva a parlare.

– Eva? – mi chiamò sottovoce.

– Signor Culligan… cosa fate qui? Presi la mia vestaglia di seta rossa e mi coprì. 

Perché era lì a quell'ora? Doveva arrivare verso le 8. 

Quel lavandino che con il suo gocciolare mi stava facendo impazzire. 

Perciò avevo chiamato il proprietario di casa chiedendo di risolvere il problema e lui aveva mandato il giorno dopo Robert Culligan, il quale aveva le chiavi del condominio, ma ciò non significava che potesse entrare quando voleva lui, potevo sempre intimargli di andare via o avrei chiamato la polizia, ma qualcosa mi bloccò, sentivo di potermi fidare di quell'uomo. 

Lui si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia sul petto. Un sorriso pigro gli addolcì lo sguardo.

– Non eravamo d’accordo che mi avresti chiamato Rob? Detesto le formalità. Non vi sono abituato. 

Un pò stizzita incalzai e gli domandai con tono autorevole

- Non avete risposto alla mia domanda. Cosa ci fate qui alle 6 del mattino, non dovevate venire non prima delle 8? 

– C’è bisogno di una risposta?

Lo vidi avanzare verso di me, il corpo teso, virile.

Dal momento in cui lo conobbi non mi colpì solo il suo corpo ben scolpito ma soprattutto i suoi modi di fare rudi ma al tempo stesso dolci. 

Ormai erano cinque giorni che lavorava a quei tubi, i quali erano completamente andati e il lavoro da fare era tanto, ma non mi dispiaceva averlo intorno, non potevo non ammettere che era un bel uomo. 

Ma perché era già lì? Come si era permesso entrare comunque in casa. 

Avrei voluto mandarlo via, fargli capire che non poteva entrare in casa mia senza il mio permesso, ma la mia voce si rifiutò di collaborare. 

Mi ritrovai a seguire con lo sguardo ogni suo movimento, il cuore mi batteva furioso nel petto.

Robert si sedette sul bordo del letto e accese la piccola lampada, posata sul comodino a destra di me.

– Così va meglio. Voglio vederti con chiarezza.

Deglutì. – Co-cosa avete intenzione di fare?

In risposta lui si chinò su di me, catturandomi le labbra in un bacio mozzafiato.

 Fu come se un fuoco indomabile mi si fosse acceso all’improvviso dentro il mio corpo. E mi sentì perduta.



Robert non sapeva cosa gli fosse preso, non si era mai permesso di entrare in casa di una cliente senza il suo permesso, ma da quando aveva incontrato gli occhi color smeraldo di Eva tutto era cambiato, il suo unico pensiero era quello di andare da lei a lavorare e sperare di non finir mai quel lavoro. 

Ma come ogni cosa anche il suo lavoro stava per terminare, e al sol pensiero che non avrebbe avuto più una scusa per vederla decise di fare qualcosa di inaspettato. 

Era consapevole di essersi ritrovato all’improvviso davanti alla porta di Eva con determinate intenzioni. 

Sentiva formicolare i polpastrelli per il desiderio di toccarla, e alla fine decise di agire e così entró in casa dirigendosi nella camera e quando la vide lì nel letto mentre cercava di capire perché fosse lì, si avvicinò e la baciò con tutto il desiderio che lo tormentava da giorni. 

L'assaporava per bene mentre le infilava la lingua in bocca.

– Eva, tu mi stai uccidendo – le disse in un sussurro, la bocca ancora incollata alle sue labbra. 

Poi l’attirò nuovamente a sé, con un gemito roco. 

Dio, era meravigliosa! Baciava come una ragazzina timida, alla prima esperienza. Tuttavia percepì nel suo intimo il risveglio di una grande passione. La sentì aderire al suo corpo eccitato e ricambiare il bacio con crescente entusiasmo.

Robert inalò il profumo della sua pelle: una fragranza deliziosa di fiori di campo.

 – Ti voglio. Ora. 

Eva sussultò.

I suoi occhi ghiaccio la scrutarono incerti, ma lui non le diede il tempo di pensare e prese ad accarezzarle i seni, attraverso la stoffa sottile della camicia da notte.

– Anche tu lo vuoi. Lo so... ...

Le pizzicò un capezzolo e la sentì gemere forte mentre gettava la testa all’indietro, in preda a un piacere divorante. 

I lunghi capelli castani le ricaddero sulle spalle, come una pesante cortina di seta e lui vi affondò le dita della mano libera, mentre l’altra continuava a stuzzicare i suoi seni. 

Cristo, erano così sodi, i capezzoli duri come sassolini.

– Devo entrare dentro di te. Non posso aspettare.

– Oh, sì. Fu l'unica risposta

Eva si sdraiò, sollevando la camicia da notte e allargando le cosce per lui. Era terribilmente sensuale nella sua innocenza.

Eppure, invece di affondare immediatamente dentro di lei, le dedicò un sorrisino ironico.

– Oh, no dolcezza. Via la camicia da notte. Ti voglio completamente nuda, sotto di me.

Lei arrossì e si morse il labbro. Pareva in preda di una battaglia interiore.

– Non mi sono mai spogliata davanti a un uomo.

Robert inarcò un sopracciglio, ma ciò lo fece eccitare ancora di più, sapere che sarebbe stato il primo.

Robert rise piano. – Togliti i vestiti e ti dimostrerò quanto sei bella e quanto sia bello guardarti.

Eva tornò a tormentarsi il labbro, come se stesse valutando la sua risposta. Poi, lentamente, si sollevò per sfilarsi la camicia da notte. 

Quel semplice gesto fatto da lei parve terribilmente erotico.

Robert la fissò con occhi bramosi. 

Dio se era bella! Aveva i seni grandi come mele mature, mentre la pancia anche se leggermente formosa era perfetta tutto accompagnato da quei fianchi dolcemente arrotondati.

Si inginocchiò di fronte a lei e il materasso scricchiolò sotto il suo peso.

 Gli sbottonò i jeans, senza distogliere mai gli occhi da quelli di lei. 

La vide sbattere le lunghe ciglia scure per poi trasalire mentre liberava la sua erezione.

Davanti al suo sconcerto gli sfuggì un'altra risatina. – Impressionata, dolcezza?

Lei annuì, senza proferire parola. 

Gli piaceva la sua ritrosia.

 Era sempre stato abituato ad avere un altro tipo di donne nel suo letto, ma ora quella novità lo intrigava.

– Vuoi essere scopata per bene, non è vero Eva? – la provocò.

Lei rimase immobile a fissarlo. 

– Rispondi quando ti faccio una domanda.

– Sì.

– Sì, cosa? Dimmi quello che vuoi.

– Voglio essere scopata. Rob, ti prego…

Sorrise divertito. 

Eva aveva le guance in fiamme; non doveva essere abituata a un simile linguaggio. Dopotutto, anche se aveva 25 anni non era mai stata con tanti ragazzi, soprattutto con uomini più grandi di lei e la differenza tra loro era di 10 anni, ma Eva si sentiva una ragazzina in confronto.

– Sarai accontentata, dolcezza. Non temere.

Robert si chinò su di lei e tornò a baciarla sulla bocca, sul mento, sul collo.

 Assaporò ogni parte di lei e, mentre la baciava, la penetrò lentamente.

Diamine, com’era stretta! Non doveva aver avuto molti uomini e ora si era concessa a lui.

 Quel pensiero gli provocò un brivido lungo la schiena. Introdusse il pene fino in fondo, per poi ritrarsi e affondare in lei.

Dio, era fantastico! Lei era fantastica: così calda e umida. Se esisteva un paradiso, doveva essere così, i loro due corpi che si muovevano all’unisono.

– Sì, così dolcezza – le sussurrò, aumentando il ritmo delle spinte. – Mi stai facendo impazzire.

Lei cominciò ad ansimare. Sembrava volerlo accogliere sempre più in profondità, dentro di sé. 

Infine urlò, travolta dall’orgasmo, subito seguita da Robert, che si ritrasse giusto in tempo per non venirle dentro.

– Diamine, questa sì che è stata una scopata! – disse, guardandola negli occhi. Si passò una mano fra i capelli scompigliati, mentre Eva arrossiva nuovamente.

Rise. 

– Ora dormi, dolcezza. Te lo sei meritata dolcezza. Ti sei meritata un po’ di riposo.



Quando mi risvegliai lui era lì a letto con me che mi guardava sorridendo. Vidi che era mezzogiorno.

-Immagino che sarai affamato.

– Oh, sì.

Chissà perché ebbi la sensazione che lui si riferisse a un altro tipo di fame. 

Ignorai le mie guance ormai in fiamme e mi voltai per aprire la porta della cucina, quando una mano callosa mi bloccò.

Rob mi fece girare, sbattendomi contro la parete di legno. Subito mi coprì col suo corpo possente.

– Non vuoi placare la mia fame, Eva?

Mi sentì la gola secca. 

Di certo non ero in grado di parlare, in quel momento. Restai immobile, mentre lui mi sbottonava lentamente la camicia che indossavo. 

Un sorriso divertito gli addolcì lo sguardo. – Mmm, cosa vedo? Soltanto i tuoi bellissimi seni nudi. Sei una dolce tentazione.

– Mi sono messa la prima cosa che ho trovato.

– Sono qui, dolcezza. Non me ne vado da nessuna parte. Non ora che ho intenzione di scoparti di nuovo, lentamente.

Robert si chinò sui miei seni e prese in bocca un capezzolo, strappandomi un gemito. Cielo, era così… così dannatamente piacevole. Mi sentì mancare. 

Desideravo così tanto quell'uomo che avrei fatto qualsiasi cosa, anche inginocchiarmi ai suoi piedi, se lui l'avesse voluto. 

Si leccò le labbra, per inumidirle. 

– Mettiti in ginocchio, dolcezza – ordinò, con la voce ridotta a un sussurro roco.

Cosa? Aggrottai la fronte, perplessa.

– Voglio la tua bocca intorno al mio cazzo.

Ora.

Sgranai gli occhi. Avevo sentito bene. Lo avevo fatto poche volte e tutte le volte solo a uomini che amavo, non mi era mai capitato di farlo a qualcuno con cui non avevo una relazione seria, eppure quel pensiero mi intrigava da morire. 

Così decisi di non pensarci troppo.

Mi inginocchiai come lui mi aveva chiesto e, timidamente, accostai le labbra al suo membro palpitante. 

Lo presi in bocca e dalla reazione di Rob mi accorsi che gli piaceva. Lo vidi chiudere gli occhi e sospirare.

– Sì, così. Succhialo, dolcezza.

Tutto ciò mi fece sentire potente. Usai le labbra per accarezzarlo, leccando e succhiando sempre più veloce.

Rob sibilò qualche parola incomprensibile, poi mi afferrò i capelli per tenermi ferma la testa. Si irrigidì.

– Oddio, sei fantastica. Se continui così non sarò in grado di trattenermi. Ora alzati. Non Voglio che finisca tutto subito.

Obbedì. Solo in quell’istante mi resi conto che eravamo vicini al balcone aperto. Oh, cielo! Cosa aveva nella testa?

– Torniamo dentro – dissi con un filo di voce. – Potrebbe vederci qualcuno.

– Che ci veda. Voglio scoparti qui, in piedi sul balcone

– Ma…

– Tranquilla. Se qualcuno ci vedrà, si allontanerà. Non oserà disturbarci. O al massimo ci guarderà, e ti assicurò che potrebbe piacerti. 

Al pensiero di essere visti, qualcosa mi si accese dentro, non mi interessò più nulla, andava bene che ci vedessero, era tutto così eccitante.

Lasciai che mi spogliasse e fossi nuda come lui mi desiderava, chiusi gli occhi mentre mi accarezzava da dietro. 

Le sue dita si muovevano abili sulla mia pelle, incendiandomi i sensi.

Cominciò a toccarmi lì, fuori sul balcone. Oddio, era così piacevole! Strofinava, pizzicava, infine mi penetrò con un dito e senza avvertirmi si inginocchiò ai miei piedi, così come avevo fatto poco prima, e cominciò a leccarmi...mi leccò, infilò la lingua lì sempre più in fondo.

– Sei così bagnata, dolcezza – sussurrò. – Coraggio, vieni per me.

Non me lo feci ripetere due volte, sentivo tremare le gambe e iniziai a gemere. Era troppo da sopportare, il piacere mi stava dando alla testa. 

Tremai e mi feci inondare dal potente orgasmo che era arrivato, ma questo non fermò Rob.

Mentre venivo mi stuzzicò il clitoride con la lingua e con le labbra, succhiando e mordicchiando. Non riuscì a trattenermi e urlai mentre il piacere si riversava nuovamente dentro di me.

– Sì, godi, dolcezza. Ancora.

Per un attimo pensai che sarei morta di piacere. Stremata, riaprì gli occhi e incontrai i suoi che mi fissavano rapiti.

– Sei così dannatamente bella quando godi. Resterei ore a guardarti venire.

Cielo, come riusciva a farmi fremere in quel modo, con poche parole?

– Ora girati, dolcezza. Non ho ancora finito con te.

Stava scherzando, non è così? Non poteva essere serio. Eppure doveva esserlo perché mi afferrò per le braccia, mi fece voltare. Mi ritrovai premuta con la faccia contro la parete, mentre Rob mi sollevava.

Appoggia le mani alla parete

-Su da brava. Ecco, così. E ora piegati in avanti.

Lo accontentai, sebbene mi sentissi le gambe molli. I due orgasmi di prima mi avevano sfiancata, sentivo il bisogno di riposare.

Poi Rob riprese ad accarezzarmi fra le gambe e, incredibilmente, il mio corpo rispose. Ero così bagnata che le dita di lui scivolavano all’interno della mia vagina senza alcuno sforzo.

Improvvisamente tolse il dito e mi penetrò da dietro con il pene, duro come la pietra. Lo sentì dentro di me, in profondità, e ripresi a gemere.

– Ti piace, dolcezza?

– Oh, sì. Rob, ti prego…

Mentre affondava ripetutamente dentro di me, su e giù, avanti e indietro, le dita di Rob ricominciarono a stuzzicarmi il clitoride. 

Sentivo il sangue pompare nelle orecchie e i rumori mi arrivavano attutiti, come in un sogno. 

Oddio, stavo per venire di nuovo e non ero certa di riuscire a sopportare un altro orgasmo. Ondate di piacere mi fecero tremare, mentre Rob aumentava il ritmo delle spinte. Poi lo sentì gemere forte e il suo seme si riversò dentro. Chiusi gli occhi stremata e mi lasciai cadere a terra, sorretta dalle sue braccia.

Sei dannatamente bella, lo sai? – mi sussurrò all’improvviso.

Immediatamente  aprì gli occhi che si trovarono incatenati da quelli di ghiaccio di lui. Era inginocchiato ai miei piedi e mi guardava con desiderio.

A quel punto capì cosa stesse per fare.

– Cielo, Rob!

– Adoro la tua fica – la sua voce calda e vibrante mi provocava spasmi in tutto il corpo.

Mi scostò le grandi labbra, per accarezzarmi dolcemente. Cominciai a muovermi a quel ritmo, strofinandomi con più forza contro la sua mano. Ero ancora stanca e indolenzita eppure bramavo il suo tocco. Non riuscivo a smettere.

– Oddio, Rob. Sì, sì, ti prego…

E finalmente il sollievo che tanto agognavo giunse, strappandomi un grido. Quando riuscì a sollevare di nuovo lo sguardo su di lui, mi accorsi che Rob ridacchiava.

Arrossì.– Cosa c’è?

– C’è che sei fantastica. Me l’hai fatto venire di nuovo duro, sai? E considerato che ho dormito solo un paio d’ore, fra ieri e oggi, beh è un fatto straordinario.

Mi mordicchiai il labbro. – Posso fare qualcosa per te?

Da quando ero diventata così maliziosa? Eppure in quel momento desideravo esserlo: maliziosa e provocante.

– No, dolcezza. Sei stanca e non voglio infierire su di te.

Mi porto in doccia ma fece andare l'acqua della vasca, la doccia non funzionava ed ero contenta, mi sollevai dalla vasca, afferrando il telo che lui mi porse per asciugarmi. Poi gli lanciai uno sguardo supplichevole. 

– Per favore, permettimi di darti sollievo come tu hai fatto con me.

Rob allargò le braccia, come in un tacito invito, e tornò a sorridere. 

Era dannatamente bello il suo sorriso. Gettai il telo da bagno sul pavimento e avanzai verso di lui. Volevo farlo gemere di piacere.

Avvicina le mie labbra sul suo collo, facendolo rabbrividire di piacere.

Arretrammo di qualche passo, finché lui non si ritrovò con la schiena contro la parete della stanza. Intanto, continuavo a farlo impazzire con le labbra. 

Gli baciai il petto, con la lingua guizzante che lasciava una scia infuocata, fino a raggiungere l’ombelico. 

Le mie dita gli abbassarono i boxer e iniziai a toccargli il suo pene prima con dolcezza e poi con più decisione.

Lo sentì ansimare come un adolescente mentre gli afferravo il membro.

 Lo sentivo pulsare e sentì il piacere che provava, soprattutto quando cominciai ad accarezzarlo, fu indescrivibile.

Poi mi inginocchiai e, mentre lo prendevo in bocca, riuscì solo a sentire un gemito

– Sì, Eva… così, brava.

Mi afferrò la testa, affondando le dita nei miei capelli, ancora bagnati. Intanto continuavo a succhiare, prendendolo sempre più in profondità nella mia bocca.

– Oddio, sto per venire!

Mi afferrò per i capelli, attirandomi a sé, e mi saccheggiò la bocca con un bacio avido. La sua virilità eccitata premeva contro di me segno che anche lui mi desiderava ancora.

Poi fui catapultata sul letto. Cielo, volevo le sue mani su di me. Mi inarcai offrendogli i seni e lui mi accontentò, accarezzandoli. La sua bocca famelica scese su uno dei capezzoli, stringendolo fra i denti e provocandomi una scossa di intenso piacere. Mi dimenai sotto di lui, alla ricerca di qualcosa di più.

– Rob, ti prego…

Volevo sentirlo dentro. Non riuscivo più ad aspettare e istintivamente allargai le cosce per lui, mentre allungava una mano verso il suo cazzo in perfetta erezione.

Rob si tolse anche la camicia, facendo saltare i bottoni che si sparpagliarono per la stanza.

In un attimo mi fu nuovamente sopra, il respiro affannoso e la virilità pulsante. Mi penetrò con una forte spinta, mentre gridavo il suo nome. Stavolta non fu delicato, ma mi possedette senza pietà. Con mia sorpresa mi accorsi che tutto ciò mi piaceva.

 Sentirlo a fondo dentro di me, mentre si muoveva incessantemente, aumentava il mio godimento.

Mi abbandonai all’estasi con un singhiozzo disperato che esprimeva tutto il mio bisogno.

Da quel giorno non sarei mai più stata la stessa. E da quel momento Rob avrebbe fatto di tutto per farmi continuare a godere come aveva fatto quel mattino! 



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