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Un Lavoro Stimolante



Dopo tanti sacrifici finalmente laureata ma il vero problema fu il dopo trovare un lavoro! Come tante giovani laureate mi trovavo a sfogliare ogni giorno giornali di annunci di lavoro per trovare una possibilità di impiego e al tempo stesso passavo intere giornate su internet mandando il mio curriculum sperando di avere qualche risposta positiva.
Ogni giorno diventava sempre più difficile, l'università crea aspettative che la vita non rispecchia.
Il tempo passava veloce e le giornate si replicavano una identica all’altra senza portare nessuna novità. Mi sentivo inutile, come molti miei ex colleghi di università, i quali stavano attraversando il mio stesso momento e non avevano avuto l'occasione di mettere alla prova le loro competenze.
Sconfortata da una ricerca senza esiti la mia autostima ben presto finì sotto le scarpe, ma un giorno il mio cellulare squillò, non riuscivo a credere finalmente venivo convocata per un incontro conoscitivo da un’azienda alla quale avevo inviato il curriculum alcune settimane prima.
Ero entusiasta, finalmente avevo un'opportunità lavorativa avrei accettato qualsiasi ruolo all'interno dell'azienda pur di mettermi alla prova ed iniziare a fare la mia strada.
Il giorno dell’appuntamento arrivò ben presto, avevo passato giorni nel prepararmi sia nel discorso di presentazione sia nello scegliere il mio outfit lavorativo, volevo che andasse bene e riuscire ad impressionarli e fargli capire che ero la persona giusta che stavano cercando.
Entrai nel palazzo dell'azienda, dopo aver detto il mio nome alla receptionist mi fece accomodare in una stanza d'attesa. Più mi guardavo in giro e più ero convinta che quello era il posto giusto per me era tutto così ben arredato. Dopo una lunga attesa nella quale le mie certezze venivano colpite da una miriade di dubbi che cercavo di allontanare dalla mia mente si aprì la porta e comparve un uomo distinto, era il titolare dell'azienda che mi fece cenno di entrare e accomodarmi.
Si presentò, si chiamava Marco ed era, non solo il titolare, ma anche uno dei soci più in vista di quella società di marketing e comunicazione, spiegandomi cosa stava cercando.
Mentre l’uomo parlava, fui colpita dal suo modo di fare e dal suo aspetto. Poteva avere passato la quarantina ma il suo fisico appariva, pur sotto un elegante vestito, decisamente in forma.
I capelli ordinati e leggermente brizzolati, la sua pelle delicatamente abbronzata, il profumo che emanava e i suoi gesti, mi facevano capire che si trattava di una persona sicuramente interessante che aveva vissuto intensamente e che ancora risultava attraente per molte donne.
Non negai che la mia analisi provocò in me un certo stato di agitazione ed eccitazione, sentì le guance diventare rosse e allora con tutte le forze cercai di scacciare quel pensiero, avevo un partner della mia età con cui stavo da tempo e che amavo, ma non so perché per un solo istante mi balenò un pensiero “come sarebbe svegliarmi nel letto con lui dopo aver fatto l'amore?”
Scacciai quel pensiero nello stesso momento l’uomo terminò di parlare facendomi rendere conto del fatto che avevo perso gran parte del suo discorso, distratta com’ero dalle mie fantasie alle quali non dovevo dar credito e soprattutto dovevo tornare con i piedi per terra per riprendere un certo decoro.
La cosa non passò inosservata, infatti Marco mi guardò e mi chiese cosa avesse distolto la mia attenzione durante il mio colloquio.
Non fui lesta nell’inventare una scusa plausibile ma confessai che ero stata attratta dalla sua persona. La mia sincerità fu ricompensata da un sorriso di compiacimento. Rise mi guardò dritta negli occhi, pensai che ormai mi ero giocata il posto di lavoro, ma così non fu. Si avvicinò mi strinse le mani e mi disse “Lei è assunta, la sua onestà intellettuale mi è piaciuta, e avendo bisogno di persone trasparenti, la scelgo senza pensarci troppo”. Non ci credevo mi aveva assunta, ero entusiasta ma questa volta cercai di essere il più professionale possibile. Mi diede tutte le informazioni relative al lavoro e al ruolo che avrei ricoperto all'interno dell'azienda. Da quel momento ero entrata nel mondo del lavoro ora potevo dimostrare il mio valore.
Passarono quattro mesi da quel primo incontro con Marco, non mi ci volle molto ad inserirmi in un ambiente dinamico pieno di colleghi attivi come me, ma al tempo stesso speravo ogni giorno di vederlo anche solo per un saluto.
E dopo aver passato altri due mesi senza vederlo, un giorno fui chiamata nel suo ufficio, mi chiese di rimanere oltre l’orario di lavoro perché aveva necessità di una persona che lo aiutasse a terminare un progetto importante. Era da tanto che non lo vedevo ma era normale se eri titolare e socio di una grande società. Disse che mi aveva scelta per via della mia discrezione e perché, intuitivamente, si fidava di me più di altri suoi collaboratori.
Pur avendo un mezzo appuntamento con il mio ragazzo, accettai con entusiasmo, chiamai e disdetti l'appuntamento spiegando che il capo aveva bisogno di me. Se il capo credeva in me rispetto ad altri dipendenti significava che mi ero fatta notare positivamente e non mi sarei fatta sfuggire l'occasione di mostrare le mie qualità.
Non appena furono usciti tutti, Marco mi propose di andare a mangiare qualcosa prima di affrontare una lunga notte di lavoro. Devo dire che il ristorante dove mi portò regalava un’atmosfera davvero speciale che, alimentata da un paio di bottiglie di vino, mi fece ben presto dimenticare la ragione del perché stavo a cena con il mio capo.
Rientrammo in ufficio dopo un paio d’ore. Mi sentivo leggera e piuttosto allegra e, alla vista della scrivania di Marco, realizzai il fatto che dovevo tornare pienamente efficiente resettando quella parentesi giocosa che avevo vissuto. Marco si sedette sulla sua poltrona aprendo il portatile per iniziare il lavoro e mi invitò a sedermi al suo fianco dove aveva sistemato un ergonomico sgabello.
Mi resi conto che Marco stava osservando le mie cosce che la minigonna aveva lasciato abbondantemente scoperte. Non sapevo bene che cosa stesse per capitare, ma non volevo che le mie fantasie iniziassero a farmi volare troppo in alto. Ad un tratto con un gesto quasi naturale sentì la sua mano posarsi sopra la mia gamba. Lo guardai ma non lo fermai, rimasi seduta con la sua mano che iniziò a risalire dal ginocchio fin dentro la mia coscia e ad un tratto sentì solo una vampata di calore raggiungermi le guance quando iniziò ad accarezzarmi l’inguine.
Cercai di scacciare qualsiasi pensiero dalla mente ma il capo prese delicatamente la mia mano destra accompagnandola fin sopra i pantaloni dove il suo cazzo era ben duro e in attesa.
Accarezzai delicatamente quel rigonfiamento mentre avvertivo le poche discrete dita di Marco superare il bordo delle mie mutandine per frugare dentro di me regalandomi meravigliosi brividi.
Estrassi il suo cazzo dai pantaloni e mi sorprese per la sua dimensione. Non era solo lungo ma anche largo e così invitante. Mi sorpresi da quello che feci ma non mi interessai e non ci pensai troppo, lo volevo assaggiare, abbassai la mia testa per poterlo succhiare con goloso interesse.
Ci alzammo simultaneamente per raggiungere il grande divano e stare più comodi. Marco non mi sfilò neppure le mutandine preferendo scoparmi così come ero, era così eccitante che tutto che alimentò la mia eccitazione provocandomi una serie di orgasmi.
Sentivo la forza del suo uccello scuotermi tutte le membra del corpo e soddisfare il mio desiderio in un modo che nessuno era riuscito a fare.
Mi sentivo trascinata in un vortice di piacere quando il mio capo mi rivoltò per penetrarmi da dietro. Il godimento che provai in quel momento era come un vortice. Sentivo il suo cazzo duro dentro di me e nello scoparmi pensai che potesse arrivarmi fino in gola. Mi rigirò e mi mise per terra, il tappetto era morbido ed era piacevole sentirlo dentro. Mi strappo le mutandine e in quell'istante sentì solo un orgasmo tale da farmi girare la testa.
In un istante lo spinsi indietro e lo buttai per terra, andai sulla sua faccia e gli misi la mia figa in faccia in quel momento sapevo cosa volevo e dentro di me qualcosa di animalesco era uscito fuori.
Sentivo la sua lingua calda leccarmi il clitoride fin dentro, mi tenni con una mano al divano accanto a me, e sapevo che stavo venendo. Mi stava leccando e assaggiandomi al tempo stesso in un modo che nessuno aveva mai fatto. Nel momento in cui sentì il mio orgasmo lui allontanò la lingua e mi fece scendere, prese il suo cazzo e lo inserì proprio in quel momento. Mi riprese a scopare ed io sentivo solo pulsare il mio clitoride e stringermi, avvolgendo dentro di me il suo cazzo duro e grande.
Continuai a scoparlo, perché adesso ero io ad essere sopra di lui, ero io a comandare, e quel pensiero mi fece diventare un'altra. Iniziai a scoparlo e sentivo i suoi gemiti di piacere.
Ti ho desiderata dal giorno del colloquio, mi stai facendo impazzire continua”.
Furono le uniche parole che disse e io non feci altro che obbedire. Lo scopavo oh dio eccome lo scopavo, ero io il capo, stavo comandando io.
Non resisto più sto per venire”
Mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi “Allora vieni!”, era un ordine il mio.
Esplose dentro il mio corpo non una sola volta e la quantità di quel suo tiepido sperma fu così abbondante da uscire da tutte le parti e, quando questo accadde anche io venni, pensavo che fosse finita e invece sentì la sua mano che mi stava masturbando la quale fu responsabile di uno squirtamento che inondò il divano dove stavamo.
Il risultato di quella notte fu che divenni l’insostituibile segretaria del capo di giorno e la sua scopata ogni volta che voleva godere con me.

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