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Attrazione universitaria



Era il primo giorno all’università, e iniziavo già bene arrivando in ritardo in aula, entrai di corsa stavo per cadere dalle scale ma non successe, qualcuno da dietro riuscì ad afferrarmi e a frenare la caduta. Mi girai e lì c’era lui, lo avevo visto di sfuggita al bar dell’università mi aveva colpito il suo sorriso, mi guardò sorridendo <<Tutto ok?>>
<<Io… io… si scusa sono un’imbranata>>
Sorrise e mi aiutò a riprendere un certo equilibro, mi sorrise e andò a prendere posto in aula, mi guardai ma ormai c’erano solo posti per terra. Mi sedetti e continuai a pensare alla sensazione che avevo sentito quando le sue braccia mi avevano avvolto la cinta per non farmi cadere.        Continuavo ad arrossire e a mordermi il labbro inferiore. Di tutta quella lezione non ci avevo capito nulla, ero completamente presa nel guardarlo e dall’eccitazione che saliva sempre di più.
Bene come primo giorno iniziamo bene
Uscì e cercai subito di rivedere il suo viso tra i miei colleghi, ma davanti al portone facce anonime pieni di noia inequivocabile segno che non c’era affatto entusiasmo nell’accedere nelle aule.
Andai alla ricerca della nuova aula dove mi aspettava la seconda lezione, cercai il suo volto, ma non lo vidi tra i miei colleghi. Sospirai entrai e mi sedetti. Non riuscivo a dimenticare il sorriso con quella sua bocca così carnosa che mi stimolava la voglia solo di mordere, le sue mani così grandi e i suoi occhi color nocciola accompagnati da ricci biondi perfetti anche se scompigliati.
Inizia a pensare al suo pullover grigio chiaro che accentuava le sue spalle, pensai che di sicuro facesse piscina, e al modo in cui mi tenne.
Anche questa lezione era andata così, ero un po' delusa per il resto della giornata non lo rividi.
Avrei tanto parlargli, ma avevo un problema: Il mio problema si chiamava “timidezza”, una caratteristica che mi aveva accompagnato sempre e che mi aveva impedito di dichiarare il mio interesse.
Alla fine, ero diventata un po’ la classica secchiona, con ottimi voti ma pochi amici. Ma a differenza della classica nerd, vestivo secondo i canoni suggeriti dalla moda, insieme ai miei capelli ricci e rossi e gli occhi verdi scuro avevo notato che era un mix che aveva attirato a me diversi ragazzi.                                                                                                                                                Non è che non avessi avuto dei ragazzi prima, ma non riuscivano mai a prendermi come avrei voluto, anzi, spesso mi stancavo e allora finivano nella mia friend zone, non riuscivo ad innamorarmi o a lasciarmi andare. Ma quel ragazzo, quel collega di università mi aveva colpito e non facevo che pensare a lui anche se non sapevo il suo nome, la mia immaginazione andava a briglie sciolte.
E poi un giorno successe qualcosa che avrebbe cambiato   tutto.                                                              Per la prima volta ero in anticipo alla lezione di diritto, anche se ero entrata completamente fradicia a causa della pioggia tremenda, entrai chiusi l’ombrello mi scrollai l’acqua dal cappotto mi tolsi il cappello ed ecco era lì. Seduto come sempre in prima fila, mi guardava e sorrideva.
<<Il tempo è tremendo oggi, se avessi saputo prima che non c’era lezione sarei rimasto in casa>>
<<Perché non c’è lezione?>>.
Ridendo mi disse <<Per fortuna non sono l’unico che non legge gli avvisi dell’università>>
<<È vero>>.
Ridemmo insieme
<<Beh finalmente avremo modo di conoscerci meglio>>
Arrossì, mi avvicinai a lui e ci sedemmo vicini e iniziammo a parlare, parlammo per più di un’ora di tutto era incredibile, non era il belloccio di turno stupido o vuoto, e soprattutto avrei continuato a chiacchierare con lui. Ad un tratto, smettemmo di parlare, alzò lo sguardo su di me e sorrise. Ricambiai il sorriso e mi misi a sedere al suo fianco.                                                                          Chiusi gli occhi e inalai più aria possibile e la mia voce uscì da sola come se fosse un nastro registrato.
<<Devi sapere che è dal giorno in cui stavo per cadere che ho iniziato a pensarti, e a non vedere l’ora di vederti a lezione, ma non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi a te. In effetti è un mio problema quello della timidezza e, pur non essendoci motivo apparente, non ho mai saputo come eliminarlo. Oggi è un giorno speciale e come te ascolto la mia voce che esce fuori d’istinto trovando un coraggio che non pensavo avere. Il fatto è che ti penso tutti i momenti del giorno e mi piacerebbe conoscerti …>>
Mentre masticavo queste considerazioni, avvertii un lieve tocco: era la sua mano che accarezzava la mia.
Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi che non mi lasciavano un attimo.
<<Strano perché anche io ti ho pensato da quel momento in cui ti strinsi, pensavo al tuo corpo e al tuo viso>>. Non resistetti e lo baciai, in modo dolce e poi sempre con più ingordigia. Le bocche si schiusero nello stesso istante e le nostre lingue si incontrarono vogliose.
Mi prese la mano invitandomi a seguirlo.
Con passo veloce raggiunsi l’aula magna perché aveva un posto discreto dove poter stare tranquilli.
Mi appoggiò delicatamente spalle al muro, mi abbassò le mutandine e con le dita libere iniziò ad entrare il suo dito dentro di me, iniziò a muovere il clitoride, mi faceva vibrare, non mi interessava dove fossimo, o che ci fossimo appena visti, lo volevo e basta. All’istante si inginocchiò, iniziò a baciarmi lì e infine iniziai a sentire la sua lingua sul clitoride, facendo su e giù non riuscivo a resistere, mi lasciai andare e infilai le mie mani tra i suoi capelli mentre era lì inginocchiato nel farmi godere. Lo sentivo raccogliere ogni mia goccia di piacere.                                                              Iniziai a sbottonargli i jeans e lasciando uscire l’uccello duro e goloso ma prima che potesse iniziare a penetrarmi dolcemente, mi inchinai per ricambiare quello che mi aveva fatto prima. Non ci fu tempo per resistere a lungo. Mi rivolsi a lui dicendogli solo <<Scopami, Scopami, fammi godere voglio godere>>.
Non era un invito necessario, tanto la voglia mi divorava corpo e mente. Mi alzò una gamba permettendo così che al suo cazzo grosso e duro di entrare comodamente dentro di me. Lo sentì sempre di più, sempre più affondo, dentro la mia fica stretta e umida di voglia e non impiegammo molto per raggiungere uno stato di puro piacere.
Mi penetrava sempre di più, sempre più poderosamente, sempre più a fondo, era incredibile mi sentivo tremare, e sentivo non solo il mio bagnarmi ma il suo cazzo che si ingrandiva sempre di più mentre io mi stringevo dentro
Eravamo due ossessi in preda di una follia chiamata sesso che all’improvviso ci aveva travolti.
La nostra effervescente mattinata non si concluse neppure dopo aver scopato perché il desiderio aveva preso il sopravvento

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